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Come scegliere il robot pulitore per piscina

È meglio un pulitore idraulico o elettronico? Quali sono gli aspetti da tenere in considerazione quando si sceglie un robot pulitore per piscina? Te lo spieghiamo qui

I robot pulitori per piscine sono accessori indispensabili ai quali non si può davvero rinunciare se si ha una piscina interrata. I robot per la pulizia della piscina, infatti, garantiscono una pulizia della vasca molto più accurata, rispetto alla pulizia manuale. Ma soprattutto, essendo automatici, puliscono pareti e fondale, filtrano qualsiasi tipo di sporco in modo autonomo garantendo al proprietario di risparmiare tempo e fatica per la pulizia della piscina. Basterà accenderlo, selezionare il programma di pulizia desiderato e immergerlo nell’acqua in modo che possa compiere il suo lavoro.

I robot automatici diventano quindi indispensabili per tutti coloro che possiedono una piscina interrata che necessita di interventi di pulizia periodici, durante tutto l’arco della stagione in cui la piscina è in funzione. Ma diventa utilissimosoprattutto se si ha una piscina esterna – durante la fase di preparazione della piscina per la stagione estiva perchè permette una pulizia automatica e accurata di pareti, linea di galleggiamento e il fondale oltre all’eliminazione di tutti i detriti che si sono depositati durante la stagione invernale, senza svuotare completamente la vasca.

Robot pulitore per piscina: consigli utili

Ci sono molti fattori da tenere in considerazione quando si scegliere il tipo di robot per la pulizia della piscina. Molto dipende dalle dimensioni e dalla forma della vasca, dal materiale di rivestimento che si è scelto, ma anche dal budget che si ha a disposizione. Scegliere il robot piscina più adatto alle proprie esigenze, insomma, può essere meno facile di quello che si pensa. La prima cosa da sapere è che in commercio esistono due tipologie di pulitori: quelli idraulici e quelli automatici.

Che tipologia di robot pulitore scegliere? Idraulico o elettronico?

La pulizia della piscina è una delle operazioni più difficili e laboriose, ma soprattutto più delicate. La piscina, infatti, ha già un suo sistema di filtrazione che però permette di raccogliere solo lo sporco e i detriti che rimangono sospesi nell’acqua. Quelli che si depositano sul fondo, invece, difficilmente vengono rimossi dal sistema di filtrazione. Per questo bisogna ricorrere all’utilizzo di un pulitore automatico.

Pulitori automatici idraulici

La maggior parte dei pulitori automatici idraulici hanno solo una parte in movimento e possono essere collegati a una specifica porta di aspirazione o allo skimmer. Entrano in funzione solo quando la pompa di aspirazione è accesa raccogliendo sporco e detriti, depositandoli nel sistema di filtrazione della vasca.

I pulitori idraulici hanno il vantaggio di essere economici, facili da installare e da utilizzare, sono decisamente affidabili e non richiedono nessun tipo di manutenzione. Purtroppo però non hanno un serbatoio di raccolta dei detriti che vengono convogliati nel filtro principale della piscina, puliscono soltanto il fondale della vasca e non le pareti e non dispongono di alcun sistema di spazzolatura per una pulizia più accurata. Per queste ragioni negli ultimi anni i pulitori elettronici hanno progressivamente sostituito quelli idraulici.

Pulitori automatici elettronici

I pulitori automatici elettronicii cosiddetti robot – sono un sistema di pulizia e filtrazione a parte, che non coinvolge l’impianto di filtrazione della vasca o lo skimmer. Se una piscina ha un impianto di filtrazione debole, il robot idraulico – che funziona utilizzando l’energia prodotta dalla pompa di filtrazione – può risultare inefficace, cosa che non avviene con i robot elettronici che funzionano autonomamente.

Inoltre i robot elettronici non convogliano lo sporco nell’impianto di filtrazione della piscina ma raccolgono all’interno di un sacco filtro tutto lo sporco e i detriti presenti nell’acqua, sul fondale, sulle pareti e sulla linea di galleggiamento garantendo risultati migliori e una pulizia più omogenea – grazie all’azione delle spazzole che rimuovono alghe e batteri – rispetto ai pulitori idraulici o alla pulizia manuale.

Questi robot per la pulizia delle piscine effettuano dei cicli di pulizia programmabili, essendo degli apparecchi che funzionano in modo indipendente possono essere messi in funzione quando lo si ritiene più opportuno. Ottimizzano l’efficacia dei prodotti chimici utilizzati ed è possibile selezionare il programma di pulizia più adeguato all’intensità e al tipo di sporco presente in vasca, ogni modello infatti solitamente offre più programmi di pulizia. I robot pulitori hanno un basso voltaggio, garantiscono quindi bassi consumi ma sono più costosi rispetto ai pulitori idraulici, inoltre richiedono pochissima manutenzione visto che a ogni utilizzo bisogna solo lavare il filtro interno dell’apparecchio e in ultima la sostituzione delle spazzole quando è necessario.

Gli aspetti da tenere in considerazione quando si sceglie un robot pulitore per piscina

Abbiamo appena visto perché un robot pulitore elettrico è preferibile rispetto a quello idraulico. Gli altri aspetti da tenere a mente quando si sceglie un robot pulitore per piscine interrate sono la forma e il rivestimento della piscina.

Se il fondo della piscina è piatto è sufficiente un pulitore a due motori. Ma se la piscina non ha un fondale regolare (ci sono dei gradini oppure il fondale è a forma di piramide rovesciata) bisogna optare per un modello più potente, a tre motori, capace di ruotare, evitare gli ostacoli e di raggiungere tutti i punti della piscina.

Per le piscine rivestite con piastrelle (che rendono le pareti più scivolose) è consigliabile scegliere un modello a 4 ruote motrici o dotato di ventose o spazzole progettate per aderire perfettamente alle superfici.
Infine, l’ultimo consiglio è quello di affidarsi a un rivenditore serio e affidabile, capace di proporre il robot migliore in base alle caratteristiche della piscina e di garantire assistenza tecnica e ricambi anche nella fase di post-vendita.

La pavimentazione giusta per la tua piscina (sicurezza antiscivolamento)!

La pavimentazione giusta per le piscine non è una scelta sempre facile, deve essere duttile e versatile, pratica, resistente all’acqua e ai prodotti chimici, ma soprattutto sicura e antiscivolo, deve adattarsi in modo elegante all’ambiente.

Condizionata da fattori importanti, la scelta vincente per una pavimentazione di una vasca outdoor è caratterizzata dai seguenti parametri:

  • Scelta del colore, sconsigliato il bianco e le finiture riflettenti;
  • Il grado di trasmittanza del calore poiché spesso si cammina a piedi nudi, l’esposizione al sole scalda la piastrella quindi è meglio privilegiare i materiali naturali a bassa trasmittanza di calore;
  • Resistenza ai prodotti chimici;
  • Resistenza ai raggi UV;
  • Resistenza all’utilizzo;
  • Resistenza al gelo;
  • Ultimo ma non meno importante la classificazione antiscivolamento adeguata alla destinazione d’uso.

Mentre per una vasca indoor il cerchio si restringe e si può scegliere una piastrella resistente ai prodotti chimici, all’utilizzo e con un livello di antiscivolo adeguato.
È importante inoltre capire la destinazione d’uso, delineando ogni area per poter inserire il rivestimento adeguato, individuando le zone calzate da quelle a piedi nudi.
Il punto più importante che richiede l’attenzione di molti gestori di impianti sportivi è proprio la scivolosità del pavimento nelle zone a piedi nudi, visto le numerose cause dovute allo scivolamento nell’area che interessa in piano vasca.

Le certificazioni richieste per garantire l’idoneità di questo tipo di pavimentazione sono nel rispetto delle normative che richiedono le prove dirette sul campione, al momento nel settore piscine sono due:

  1. La classe B DIN 51097, garantisce un metodo di prova diretta sul campione, è una certificazione specifica per le piscine.
  2. Un altro certificato riconosciuto è la resistenza allo scivolamento UNI EN 13451-1 specifico per le piscine, in questo caso è richiesto il gruppo di classifica 18°.

Ci sono altre normative con metodi di prova indiretti che riguardano l’utilizzo in edilizia residenziale o pubblica a piedi calzati ma i certificati tecnici di maggiore rilevanza per le pavimentazioni in piscine sono i due certificati sopra citati.
Vista la diffusione internazionale delle Norme DIN è più facile trovare in commercio rivestimenti con certificazioni che richiamano questa norma.
Per le pavimentazioni antiscivolo la zona di maggiore interesse è la zona a piedi nudi, il piano vasca necessita di una pavimentazione che rientra nella classifica DIN 51130 gruppo B e gruppo C, ancora più restrittivo per le vaschette lavapiedi.

La Norma UNI 15288-1 ci da alcuni consigli utili da tenere in considerazione nella realizzazione della pavimentazione perimetrale della nostra piscina:

  • Per impedire la formazione di acqua stagnante nelle aree a piedi nudi i pavimenti devono essere dotati di un sistema di drenaggio adeguato ed efficace;
  • Per garantire la sicurezza degli utenti e dei soccorritori in caso dovessero accedere al piano vasca i percorsi di circolazione devono assicurare il libero scorrimento degli utilizzatori, evitando le ostruzioni per una distanza minima libera di ostacoli di almeno 2,5 metri attorno alla piscina;
  • Tutti i materiali e le finiture utilizzati devono essere adeguati all’ambiente circostanti ed essere in grado di supportare le condizioni di elevata umidità con saturazione e/o con corrosività occasionale senza favorire la crescita di batteri;
  • Le aree di circolazione e pavimenti perimetrali alle piscine devono avere una resistenza allo scivolamento testata ai piedi nudi e si devono evitare i bruschi cambi di pendenza.

Il mercato offre adeguate soluzioni, dalle più economiche alle più lussuose, vediamo insieme tutte le tipologie:

  • Pavimento in cemento con diverse lavorazioni dalla più moderna stesura di cemento senza fughe alla più naturale di pietra, sono resistenti all’acqua, agli agenti chimici ed atmosferici, al gelo, al traffico e ai carichi elevati; sono anche antimacchia e antimuffa; per una bellezza che si mantiene nel tempo.
  • Le pietre naturali bellezza e capacità di durare nel tempo, sono le principali qualità, un’ottima soluzione per chi vuole personalizzare gli ambienti esterni.
    La vasta scelta in commercio di materiali in pietra, marmo, quarzite, porfido, ecc, con inoltre un’ampia scelta di nuance, formati e spessori permette di soddisfare qualsiasi esigenza tecnica ed estetica. Sono antisdrucciolo, privilegiano il comfort termico, non scottano anche dopo lunga esposizione diretta ai raggi UV, e rimangono inalterati anche in seguito a stress termico.
  • Il Gres porcellanato contrassegnato da uno stile unico, architettonico e contemporaneo è molto apprezzato nei progetti e in architettura per le sue caratteristiche di superficie densa e compatta; l’espressione naturale di un design innovativo duraturo, resistente all’usura e all’abrasione, inoltre sicuro e pratico. Adattabile a tutti gli stili vista l’ampia gamma che il mercato ne offre.
  • Il legno composito o WPC un materiale che unisce la bellezza del legno con la praticità e la durata della plastica, non scheggia come potrebbe invece succedere su un pavimento in legno, quindi calpestabile a piedi nudi. Una bellezza che prosegue nel tempo, resiste agli agenti atmosferici, rimane intaccabile da insetti e dalle muffe ed è 100% ecocompatibile con l’ambiente.
  • Il Decking è un pavimento in legno a tutti gli effetti, la sua bellezza sta nell’effetto naturale che trasmette all’ambiente che lo accoglie, ma è anche la pavimentazione che ha bisogno di più cure, necessita di manutenzioni e trattamenti almeno 2 volte all’anno.

Un prodotto che gli si avvicina molto al decking è il parquet di bambù perché essendo una pianta che cresce nell’acqua è più adattabile ad un bordo piscina, dove l’umidità è di casa.
Ora puoi scegliere la pavimentazione che ti piace di più! nel pieno rispetto della sicurezza!

Buona scelta!!!!

Piscina: messa in funzione per la stagione estiva

Tutti i passaggi per l’apertura e la corretta messa in funzione della piscina a inizio stagione: dalla pulizia al controllo degli impianti fino al trattamento dell’acqua

Per rimettere in funzione la piscina dopo la pausa invernale bisogna seguire alcune semplici indicazioni. Di seguito ti spiegheremo quali sono gli step da seguire, passo dopo passo, per una corretta messa in funzione della piscina in modo da non avere problemi di manutenzione durante l’estate.

Innanzitutto qual è il periodo migliore per pulire la piscina e rimetterla in funzione? Prima dell’arrivo del caldo, quando la temperatura dell’acqua si aggira attorno ai 12° C, non oltre altrimenti c’è il rischio che si formino delle alghe complicando le seguenti fasi di pulizia.

Tutti gli step per mettere correttamente in funzione la piscina per la stagione estiva

 

1 Rimuovere, lavare e riporre il telo di copertura invernale

La prima cosa da fare per preparare la piscina alla stagione estiva è rimuovere il telo di copertura assicurandosi di togliere tutti i residui che si sono depositati sulla superficie del telo lungo il corso dell’inverno e l’eventuale acqua stagnante. Durante la rimozione fai attenzione che il telo non sprofondi nell’acqua. Poi procedi con la pulizia, per farlo puoi utilizzare l’idropulitrice. Assicurati che entrambi i lati della copertura siano completamente puliti e, per una conservazione ottimale, puoi cospargerla con del talco prima di piegarla e riporla in un posto protetto e asciutto.

È consigliabile svuotare completamente la piscina e pulirla accuratamente, come vedremo di seguito.

2 Svuotare la piscina totalmente

Per svuotare la piscina bisogna accendere la pompa impostando la valvola selettrice in modalità scarico. In questo l’acqua fluirà attraverso le prese di fondo svuotando completamente la piscina. Ti consigliamo di effettuare questo passaggio con molta calma, tenendo in considerazione la portata della fognatura del tuo comune di residenza. Per rimuovere anche gli ultimi centimetri d’acqua depositati nel fondo vasca puoi munirti di un’ulteriore pompa di scarico in modo che la piscina sia completamente vuota prima di effettuare gli altri passaggi.

3 Pulire le pareti e il fondale della piscina

Per la pulizia di pareti e fondale ti consigliamo di scegliere i prodotti più idonei in base al tipo di sporco da rimuovere facendo molta attenzione alla loro compatibilità di utilizzo sui rivestimenti (pareti e fondale), per non rischiare di rovinarli. Solitamente sono necessari i disincrostanti a base acida nelle aree dove l’acqua è molto calcarea. Per rimuovere la solita riga gialla nella linea di galleggiamento puoi utilizzare uno sgrassatore. Procedi cospargendo il prodotto scelto sulle pareti da pulire, se necessario lasciarlo agire per alcuni minuti, e spazzola prima di proseguire con il risciacquo.

4 Controllare e pulire pompe e filtri

Durante la fase di rimessa in funzione della piscina non ci si deve dimenticare di detergere anche le altre componenti – oltre alla vasca – come le pompe, filtri e prefiltri. Bisogna svuotarli, pulirli e risciacquarli accuratamente. Per pulire gli skimmer bisogna lasciare aperto il prefiltro della pompa in modo che l’acqua scorra nelle tubazioni. Se la piscina è a sfioro, invece, pulire accuratamente anche la canalina. In questo caso è necessario lo svuotare e la pulire anche della vasca di compenso.

Anche l’impianto di filtrazione va controllato e pulito, assieme ai filtri che vanno lavati e risciacquati più volte per garantire una chiarificazione dell’acqua adeguata. I filtri vanno puliti con un lavaggio controcorrente in modo da rimuovere sporco e impurità e riassettare la sabbia. Durante l’estate, periodicamente, i filtri andranno ripuliti.

5 Riempire la piscina

Terminate le fasi di pulizia si può procedere con il riempimento della piscina. Si consiglia di usare l’acqua dell’acquedotto perché chimicamente sana. Diversamente l’acqua presente in un pozzo privato, anche se limpida, presenta sostanze naturali che agevolano – ad esempio – la formazione di alghe. Nonostante si possa poi trattare l’acqua con prodotti chimici va ricordato che è una procedura che alla lunga richiede più manutenzione e costi aggiuntivi.

6 Trattamento dell’acqua a inizio stagione

Il trattamento dell’acqua a inizio stagione – o da effettuarsi dopo particolari situazioni ambientali che alterano la composizione dell’acqua – va fatto attraverso la superclorazione o clorazione d’urto.

Attraverso la superclorazione si introduce nell’acqua una quantità di disinfettante a base di cloro di gran lunga superiore a quella utilizzata durante le normali procedure di disinfezione dell’acqua. L’obiettivo è quello di disinfettare e sterilizzare tutti i componenti della piscina per eliminare e ossidare qualsiasi microrganismo sopravvissuto durante le precedenti procedure di pulizia della piscina. Il cloro, infatti, ha una funzioni battericida molto efficace.

Come effettuare il trattamento dell’acqua con la superclorazione

Per questo tipo di trattamento dell’acqua di inizio stagione la quantità di cloro da usare è superiore a quella usata durante la clorazione standard, si consiglia di utilizzare un prodotto ad alta concentrazione di cloro adatto per la clorazione shock e di diluire secondo le indicazioni riportate sull’etichetta del produttore. La piscina non potrà essere usata per almeno 2-3 giorni durante i quali bisognerà monitorare il livello di cloro presente nell’acqua.
Si ricorda di usare i guanti, occhiali protettivi ed altri dispositivi di sicurezza nella manipolazione dei prodotti chimici.

7 Regolazione dei livelli di cloro e pH

Terminato il trattamento dell’acqua con la superclorazione bisogna verificare che cloro e PH siano a livelli ottimali per garantire un accesso sicuro ai bagnanti:

  • livello di cloro ottimale = 1,2 (o compreso tra 1,0 – 1,5)
  • livello di pH ottimale = 7,2 (o compreso tra 7,0 – 7,4)

Con il test kit puoi monitorare i valori di cloro e pH.

Dopo aver effettuato tutte le procedure di controllo, pulizia e trattamento dell’acqua si può iniziare a montare le scalette e tutti gli altri accessori esterni.

Gli utenti e il personale delle piscine

Gli utenti delle piscine: frequentatori e bagnanti

Gli utenti delle piscine si distinguono in frequentatori (utenti presenti all’interno dell’impianto) e bagnanti (frequentatori che si trovano all’interno della sezione vasche). Il numero massimo di frequentatori ammissibili è determinato in relazione alle diverse categorie di piscine, secondo i parametri definiti dalle norme tecniche regionali con l’obiettivo che la fruizione delle vasche e di tutto l’impianto (spogliatoi, docce, servizi igienici, ecc.) possa essere regolare e agevole. Il numero massimo dei bagnanti è determinato in relazione ai diversi tipi di vasche per garantire che il carico inquinante dovuto alle attività in acqua si mantenga entro i limiti della potenzialità dell’impianto e che l’attività natatoria possa svolgersi nel rispetto delle esigenze di sicurezza e di sorveglianza degli utenti.

Le piscine di proprietà pubblica o privata, destinate all’utenza pubblica, e quelle ad usi speciali collocate in strutture di cura, riabilitazione e termali, devono essere dotate di sistemi e procedure atte a rilevare in ogni momento il numero di frequentatori presenti.

L’affollamento dei bagnanti ha una forte valenza igienico-sanitaria e di sicurezza, la disciplina interregionale delle piscine del 2004 ha stabilito i valori massimi di affollamento in relazione alla superficie delle vasche e al tipo di attività che vi si svolgono:

  • Attività di nuoto (un bagnante ogni 5 m2 di specchio d’acqua);
  • Attività ludico ricreative (un bagnante ogni 3 m2 di specchio d’acqua).

Il personale delle piscine: responsabile e assistente bagnanti

Tra le figure professionali nominate dal titolare della piscina al fine di garantire la sicurezza dei bagnanti e la funzionalità dell’impianto vi sono il responsabile e l’assistente bagnanti. Il titolare stesso può decidere di assumere formalmente la funzione di responsabile.
Il responsabile della piscina deve:

  • Osservare le normative previste per la sicurezza nei luoghi di lavoro;
  • Rispettare le eventuali prescrizioni imposte dall’Autorità di pubblica sicurezza in occasione di manifestazioni sportive, oltre che adempiere ai regolamenti delle federazioni sportive del CONI, afferenti alle attività natatorie;
  • Assicurare il corretto funzionamento della struttura sotto ogni aspetto gestionale, tecnologico e organizzativo;
  • Assicurare il rispetto dei requisiti igienico-ambientali previsti dall’allegato 1 dell’accordo del 2003;
  • Assicurare la corretta esecuzione delle procedure di autocontrollo previste (dai successivi articoli);
  • Assicurare che siano eseguite la pulizia quotidiana con l’allontanamento di ogni rifiuto e la disinfezione periodica, secondo quanto previsto dalle disposizioni regionali e dalle procedure di autocontrollo;
  • Adottare tutte le misure idonee ad evitare infortuni ai bagnanti ed ai frequentatori dell’impianto;
  • Incaricare solo personale qualificato e professionalmente capace;
  • Vigilare sull’operato del personale impiegato in modo da non incorrere in situazioni di responsabilità;
  • Porre attenzione ai contenuti di una buona assicurazione di responsabilità civile verso terzi e/o prestatori d’opera, che copra tutti i rischi inerenti all’uso dell’immobile e delle sue pertinenze, la permanenza dei medesimi, la gestione del servizio e delle attività effettuate, compresi eventuali sinistri ai bagnanti ed a chiunque, a qualunque titolo, acceda all’impianto natatorio.

L’assistente bagnanti deve assicurare la propria presenza durante l’orario di funzionamento della piscina. Abilitato alle operazioni di salvataggio ai sensi della normativa vigente vigila, ai fini della sicurezza, sulle attività che si svolgono in vasca e negli spazi perimetrali intorno alla vasca. Deve essere abilitato dalla Società nazionale di salvamento o dalla Federazione italiana nuoto. L’assistente bagnanti deve inoltre essere formato al primo soccorso, per poter assicurare l’assistenza negli orari di funzionamento dell’impianto.
L’accordo interregionale del 2004 distingue l’assistente bagnanti dall’addetto agli impianti tecnologici il quale garantisce il corretto funzionamento degli impianti. Questa posizione può essere anche ricoperta dal responsabile della piscina.

Scivoli acquatici: normativa tecnica

Requisiti tecnici degli scivoli acquatici

Gli scivoli acquatici negli ultimi anni si sono diffusi ovunque per la felicità di tutti, grandi e bambini. Tuttavia, l’uso di tali apparecchiature può essere causa di infortuni, anche gravi, prevenibili grazie ad un uso corretto e ad adeguati controlli. Le norme UNI EN 1069-1-2:2010 aggiornano le precedenti norme del 2002 riguardanti solo gli acquascivoli di altezza maggiore o uguale a 2 m, fornendo i requisiti generali di sicurezza per ogni tipo di acquascivolo installato in piscine di uso pubblico, come definito dalla norma UNI EN 15288, e i requisiti specifici per gli acquascivoli classificati. Per acquascivolo l’UNI intende una struttura dotata di una superficie di scivolamento inclinata sulla quale l’utilizzatore scende grazie alla forza di gravità.

Pur lasciando ampio spazio alla creatività per la costruzione dei più svariati modelli di acquascivoli, la norma ne identifica alcuni:

Scivoli destinati ai bambini:

  • Scivoli dritti inferiori a 1 m o tra 1 e 3 m;
  • Scivoli curvi inferiori a 3 m;
  • Scivoli elicoidali inferiori a 3 m.

Scivoli destinati agli adulti:

  • Scivoli roller-coaster con discese e salite;
  • Scivoli side-winder con oscillazioni trasversali su una sorta di vassoio invece di un canale;
  • Scivoli con soluzioni combinate.

La norma classifica gli acquascivoli sulla base della pendenza e dell’altezza. Gli scivoli per i bambini hanno una altezza che varia da meno di 1 m ai 3 m, con una inclinazione media ≤ 70%. Gli scivoli per gli adulti arrivano ad un massimo di 8 m sopra il livello dell’acqua, con una pendenza massima del 35%.

La messa a norma degli scivoli acquatici

Per la costruzione degli acquascivoli, se fino al 2002 era possibile utilizzare qualsiasi materiale, la nuova norma stabilisce i requisiti per l’utilizzo strutturale di acciai inossidabili, le indicazioni di pulizia superficiale degli stessi e il non impiego di sostanze che possono causare sensibilizzazione della pelle. Devono essere sempre garantite l’incolumità e la sicurezza dell’utilizzatore: angoli e bordi della struttura devono essere arrotondati

e privi di sporgenze appuntite. La superficie dello scivolo deve essere uniforme e priva di irregolarità per evitare ogni possibile lesione. Durante la progettazione degli acquascivoli devono essere inoltre considerati i carichi che dovrà sopportare la struttura installata, ovvero il carico proprio (il peso della struttura), il carico dell’acqua (il peso dell’acqua che scorre sullo scivolo), il carico della persona in scivolamento (il peso massimo ipotizzato per l’utilizzatore), il carico del vento o della neve (se la struttura è all’aperto).

Una volta installata, la struttura deve essere collaudata in modo da evitare il pericolo di urti, cadute, ustioni o intrappolamento di braccia o gambe. L’acquascivolo “a norma” deve superare una prova pratica che consiste nel far scivolare per dieci volte una borsa piena d’acqua di tessuto plastificato. Per considerare superata la prova la borsa dovrà essere integra in tutte le sue parti alla fine dei dieci lanci.

Per poter essere sempre riconosciuto, lo scivolo “a norma” è marcato in modo chiaro ed indelebile con i riferimenti del fabbricante, fornitore e installatore, l’anno d’installazione e il numero della norma. Nelle norme sono infine definite le tipologie della cartellonistica indicante i segnali di pericolo e le avvertenze per i visitatori.

Sicurezza piscine: il manuale HACCP

Il manuale HACCP delle piscine

Tra i requisiti per la messa in sicurezza delle piscine un aspetto molto importante è il manuale HACCP che spesso erroneamente viene associato solo alla tutela e alla salvaguardia degli alimenti, dimenticandosi che invece esso si riferisce all’analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo all’interno di una qualsiasi filiera.

Questo significa che le procedure per tale individuazione si riferiscono in senso lato anche ai luoghi che normalmente possiamo frequentare, come le piscine ad esempio, aspetto per l’appunto ribadito nella Conferenza Stato Regioni 1605 del 16 gennaio 2003.

Essendo la piscina una struttura, al fine della redazione del sistema HACCP bisogna valutare ulteriori aspetti rispetto a strutture in cui la manipolazione degli alimenti è più preponderante.

Applicare i metodi dell’HACCP su piscine significa essenzialmente seguire e valutare quanto segue:

  • Analizzare potenziali pericoli igienico-sanitari, chimici, fisici e microbiologici dell’impianto (organizzare periodici programmi di pulizia e sanificazione degli ambienti);
  • Capire quando possa verificarsi il pericolo individuato e quali contromisure adottare;
  • Scoprire i punti critici e relativi limiti;
  • Stabilire un sistema di monitoring con azioni correttive, anche attraverso azioni di autocontrollo delle piscine da parte del gestore dell’impianto;
  • Definito un piano, esso va poi riverificato nel tempo per testarne l’efficacia ed eventualmente aggiornato o modificato a seconda delle nuove criticità individuate. Importante, vista la particolarità del luogo, è tenere conto delle variazioni ambientali cui una piscina è inevitabilmente sottoposta, visto che possono variare nel tempo il numero di frequentatori e quello degli agenti patogeni che potenzialmente possono influire sulla salubrità del luogo.

Oltre ciò il manuale deve contenere tutte le informazioni relative alla struttura e alle parti meccaniche che in un piscina non mancano, quindi: vasche, filtri, pompe, ecc. E di ognuno di questi elementi deve essere presente la relativa valutazione del rischio e le contromisure da adottare.

Sarebbe bene ci fosse un responsabile della piscina il quale opererà, nell’interesse comune, gestendo ed effettuando controlli secondo quanto redatto e, ovviamente, segnalando carenze che potranno presentarsi nel corso del tempo. Si ricorda inoltre che, come per tutti i luoghi pubblici, la documentazione così prodotta e le analisi periodiche cui viene sottoposta una piscina devono essere a disposizione della ASL competente.

Piscine in sicurezza

Requisiti operativi di sicurezza nelle piscine

La piscina è da sempre considerata sinonimo di benessere e relax ma anche un spazio di alto rischio per la sicurezza delle persone e per questo motivo va attrezzata ed equipaggiata di elementi comuni che hanno la finalità di garantire un primo stadio di sicurezza e minimizzare i possibili rischi fisici o igienici derivati dal suo utilizzo.

Ad oggi manca una normativa specifica che impone degli obblighi con delle indicazioni chiare e certe dal punto di vista della messa in sicurezza delle piscine, quindi dobbiamo univocamente affidarci alla norma UNI EN 15288 che indica i requisiti operativi di sicurezza che però nella maggior parte dei casi sono soggettivi: spetta cioè solo al responsabile della piscina valutare quali requisiti operativi adottare per minimizzare i rischi in base al grado di pericolosità di ogni singola struttura.

Qualsiasi piscina pubblica, ad uso collettivo o condominiale, per essere gestita al meglio deve rispettare i seguenti requisiti operativi di sicurezza:

  • Recinzione perimetrale e accessi controllati
  • Sorveglianza durante gli orari di apertura
  • Passaggio obbligato, doccia, e vaschetta lavapiedi con soluzione antimicotica
  • Pavimentazione del bordo vasca antisdrucciolo (DIN 51097)
  • Cartelli con regolamento di uso, orari di apertura della piscina, avviso di sorveglianza e profondità della vasca (UNI EN 15288-2)
  • Salvagente con cima di lancio
  • Materiale di medicazione dedicato per le piscine (DM n. 388/2003)
  • Tutti i componenti sommersi in acqua come la scaletta d’ingresso, le griglie di sfioro, lo skimmer, le bocchette e le aspirazioni devono essere certificati (UNI EN 13451)
  • Impianti di filtrazione a norma UNI EN 10637
  • Centralina di dosaggio automatico di Cloro e Ph
  • Autocontrollo, HACCP piscine e programmi di pulizia e sanificazione stabiliti
  • Registro dei parametri dell’acqua e analisi di laboratorio (prospetto 2 UNI EN 10637)

Anche la recinzione per evitare le cadute accidentali è un requisito necessario per la messa in sicurezza delle piscine. Inoltre, al di là che la profondità delle piscine è importante che questa venga segnalata a bordo vasca con i cartelli di avviso sia per chi non sa nuotare e per chi vuole tuffarsi.

L’aspirazione diretta in vasca è consentita, solo quando ci sono le condizioni di sicurezza stabilite dalla UNI 13451. Da ultimi il controllo e l’ispezione visiva dell’integrità di griglie e flange presenti in vasca e il controllo e la verifica dell’idoneità dell’impianto elettrico a norma (CEI 64-8).