La documentazione necessaria per i lavori impiantistici di una piscina. Guida al DM 37/08

La dichiarazione di conformità impianti notatori

A partire dal 27 marzo 2008 con il Decreto Ministeriale n. 37 del 22 gennaio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 12 marzo 2008, sono entrate in vigore le nuove disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici, abrogando quasi tutte le vecchie norme riguardanti la sicurezza sugli impianti regolate della vecchia Legge conosciuta come 46/90.

Il nuovo decreto instaura nuovi modelli per la certificazione e la dichiarazione di conformità degli impianti rilasciati a lavoro ultimato dall’installatore, dove parte integrante di tali documenti sono il progetto e la relazione sulla tipologia dei materiali impiegati.

Mentre la 46/90 si riferiva esclusivamente agli edifici civili, il campo di applicazione del DM 37/08 è stato esteso a tutte le tipologie di edifici, comprese quelli industriali e le pertinenze. E una piscina è quasi sempre una pertinenza di un’abitazione o della struttura alla quale è dedicata.

È stata inoltre modificata la definizione della lettera d) che recitava: “gli impianti idrosanitari nonché quelli di trasporto, di trattamento, di uso, di accumulo e di consumo di acqua all’interno degli edifici a partire dal punto di consegna dell’acqua fornita dall’ente distributore” a “impianti idrici di qualunque natura e specie”.

Nel corso degli anni moltissimi uffici tecnici e Comuni non hanno richiesto le certificazioni di conformità per gli impianti e gli installatori non hanno adeguato il proprio status con il passaggio amministrativo, ma nel frattempo l’impianto di trattamento acqua di una vasca si trova a soggiacere alle stesse prescrizioni degli impianti elettrici e degli impianti idraulici: ogni volta che viene eseguita una modifica è necessaria pertanto l’emissione della certificazione di conformità, corredata degli allegati obbligatori.

La certificazione obbligatoria e gli allegati richiesti

Per rilasciare l’agibilità di un fabbricato (secondo quanto previsto dall’art. 9 del DM 37/08) è indispensabile, laddove siano richiesti lavori impiantistici, l’acquisizione del certificato di conformità. Nel caso di una piscina, sia ad uso privato che pubblico, è necessaria la produzione della conformità per l’impianto di trattamento acqua, con i previsti allegati obbligatori.

L’impianto di trattamento acqua di una piscina, inteso come insieme dei componenti indispensabili per purificare l’acqua (pompe, filtri, tubi, valvole, raccordi) va certificato in base a quanto previsto dal DM 37/08 in cui si specifica che le aziende devono essere abilitate alla lettera d); per la parte elettrica la qualificazione necessaria è la lettera a) mentre per la eventuale parte di riscaldamento la lettera da considerare è la c).

Gli allegati obbligatori da consegnare insieme alla certificazione di conformità sono:

  • Gli schemi dell’impianto;
  • I disegni planimetrici;
  • Una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell’installazione, della trasformazione o dell’ampliamento dell’impianto stesso, con particolare riguardo alla tipologia e alle caratteristiche dei materiali e componenti da utilizzare e alle misure di prevenzione e di sicurezza da adottare.

In conformità ai Modelli del Decreto 19 Maggio 2010 la certificazione deve essere essere rilasciata da:

  • Impresa installatrice (Allegato I);
  • Responsabili degli uffici tecnici interni delle imprese non installatrici (Allegato II).

In questo settore la conoscenza delle norme tecniche è ancora piuttosto incerta e molto spesso capita di vedere certificazioni di conformità prodotte senza riportare i necessari riferimenti normativi. Le norme tecniche di riferimento, da riportare sulla conformità – come specificato  all’art. 5 comma 3, sono:

  • Piscine ad uso privato: Norma UNI EN 16713-1; UNI EN 16713-2; UNI EN 16713-1 tutte del 2016.
  • Piscine ad uso pubblico (condominiali, turistico-ricettive, pubbliche): Norma UNI 10637/2016.

Come deumidificare l’ambiente piscina: i parametri perfetti

Il controllo dell’umidità

Se possiedi una piscina interna riscaldata, ricorda che è essenziale deumidificare l’ambiente. Questo processo permetterà di raggiungere i livelli di umidità adatti a prevenire la proliferazione di microrganismi che rappresentano un pericolo per la salute e ridurre la condensazione del vapore acqueo, che innesca il deterioramento di materiali e sistemi, posticipando così i ricorrenti lavori di manutenzione straordinaria. Inoltre, aspetto sicuramente da considerare, un corretto processo di deumidificazione dell’aria consente ingenti risparmi nel trattamento dell’aria di ricambio, con la soddisfazione di giovarsi poi di una bolletta energetica decisamente alleggerita.

Mantenere infatti la temperatura dell’aria di circa 2-4 °C superiore a quella dell’acqua contenuta nelle vasche, è sufficiente a garantire buone condizioni di comfort ambientale, così come limitare la velocità dell’aria a bordo vasche entro gli 0,1 m/s, consente di evitare una più pronunciata evaporazione della pellicola d’acqua presente sull’epidermide con un conseguente sgradito effetto di raffreddamento.

Tanto maggiore è il valore dell’umidità relativa dell’aria ambiente, tanto minore risulterà l’evaporazione d’acqua dalle vasche; il processo di evaporazione dell’acqua è infatti direttamente proporzionale alla differenza tra la pressione di vapore saturo dell’acqua in piscina e la pressione parziale di vapore dell’aria ambiente.

Per la stessa ragione, maggiore è il suo valore, tanto più bassa risulterà l’evaporazione corporea, rendendo così gradite temperature dell’aria ambiente più vicine a quelle dell’acqua di vasca.

Il codice ASHRAE come parametro standard mondiale

Sebbene ogni Paese abbia normative diverse, il codice ASHRAE definisce gli standard di ventilazione globale, definisce le condizioni massime di umidità relativa e stabilisce quale dovrebbe essere la temperatura dell’aria nelle strutture chiuse. Il valore dell’umidità relativa dell’aria all’interno dei centri acquatici indoor si dovrebbe mantenere tra il 50 e 60% (Ashrae 2013) in modo da venir incontro alle esigenze di comfort, consumi energetici e protezione della struttura.

I prodotti più comuni consigliati per gestire l’aria delle piscine interne sono deumidificatori autonomi e deumidificatori canalizzati. Il primo tipo è installato nella stessa stanza della piscina e tratta l’aria al suo interno, mentre il secondo tipo è montato nella sala macchine, da cui l’aria viene distribuita e rinnovata attraverso delle tubazioni dedicate.

Per scegliere un prodotto adeguato è necessario esaminare una serie di fattori. Oltre a prendere in considerazione le caratteristiche di ogni piscina è anche importante decidere dove posizionare l’unità, esaminare le opzioni raccomandate in base ai regolamenti e verificare che non si formino sacche d’aria che blocchino le condotte dell’aria.

La depurazione dell’acqua in piscina

La depurazione come strumento utile per il riciclo dell’acqua

Tuffarsi in una piscina in cui la temperatura dell’acqua è tutto l’anno sempre 28-30 gradi è una sensazione meravigliosa e impagabile. È possibile risolvere questa situazione in modo economico? Oggi sì, grazie alle pompe di calore, un sistema altamente ecologico per riscaldare le piscine.

L’acqua limpida e trasparente di una piscina è il risultato di un lavoro molto accurato di depurazione che parte dall’ottica ecologista di poterla riciclare in quanto bene prezioso e sempre più limitato. Da questa scelta è nata l’esigenza di stabilire delle procedure di trattamento e disinfezione dell’acqua affinché risponda a parametri di sicurezza chimica e microbiologica che la rendano adatta all’utilizzo da parte delle persone.Queste procedure devono rispondere alla Norma UNI 10637/2016Requisiti degli impianti di circolazione, filtrazione, disinfezione e trattamento chimico dell’acqua di piscina mentre il documento Conferenza Stato-Regioni del 16 gennaio 2003 stabilisce i requisiti di qualità sia dell’acqua di immissione che di quella contenuta in vasca per la balneazione.

Aspetti tecnici per la depurazione dell’acqua

Quando un uomo rimane immerso per un’ora in piscina il suo corpo può arrivare ad assorbire fino a mezzo litro d’acqua e questo è uno dei motivi per cui l’acqua potabile è considerata la migliore per il riempimento della piscina e per la sicurezza igienico-sanitaria.  

Secondo la citata Norma UNI 10637/2016 e la legislazione vigente l’acqua utilizzata per riempire le piscine può provenire da autobotte, dall’acquedotto o da un pozzo. L’acqua potabile dell’acquedotto è però quella più consigliata perché presenta naturalmente già caratteristiche chimiche e microbiologiche idonee all’utilizzo per la balneazione in piscina, mentre invece per quanto riguarda l’acqua di autobotte o di pozzo devono prima essere sottoposte a controlli chimico-fisici e batteriologici.

La Norma UNI 10637/2016 prevede che tutti i tipi di trattamento di depurazione dell’acqua della piscina devono essere funzionanti in modo continuativo nell’arco delle 24 ore, con un ricambio giornaliero di almeno 30 litri d’acqua per bagnante e in ogni caso non inferiore al 2.5% del volume della vasca. Gli impianti di filtrazione devono inoltre garantire, a seconda del tipo di vasca, un tempo di ricircolo minore o uguale a quello stabilito e comunque nel range da 1 a 6 ore.

Il monitoraggio delle caratteristiche chimiche

La qualità chimica dell’acqua in vasca è condizionata principalmente da parametri quali la durezza, il pH, l’alcalinità e la presenza di metalli pesanti legati tra loro e dall’ambiente della vasca stessa:

  • Durezza: si tratta della concentrazione di calcio e magnesio. Tale parametro viene continuamente monitorato perchè in caso di acqua troppo dura di può formare calcare che intacca l’impianto alterandone il buon funzionamento. Generalmente la durezza dell’acqua viene mantenuta ai livelli richiesti dalla normativa modulando il pH e la temperatura dell’acqua. In alcuni impianti possono essere anche presenti sistemi di addolcimento per il controllo della durezza.
  • pH dell’acqua: deve essere compreso in un range tra 7.2 – 7.4, all’interno del quale si è evidenziata la miglior resa dei vari trattamenti chimici (clorazione e flocculazione): se il valore infatti si abbassa sotto il range consigliato l’acqua diventa meno alcalina e può corrodere i metalli e gli intonaci.
  • Alcalinità: deve essere mantenuta tra 80 e 130 ppm. Al di sotto del valore minimo l’acqua diventa aggressiva per i bagnati (bruciore degli occhi e irritazioni) e al di sopra del massimo la regolazione del pH diventa difficile.
  • Presenza di metalli pesanti, in particolare Ferro, Rame e Manganese. Le concentrazioni di tali metalli pesanti vengono monitorate costantemente, anche in fase di riempimento della piscina se si utilizza l’acqua di un pozzo, in quanto oltre ad alterare il colore dell’acqua sono sostanze nocive per l’uomo.

Monitoraggio delle caratteristiche fisiche

Non bisogna infine dimenticare l’interposizione tra la pompa di calore ed il bacino con uno scambiatore di calore a piastre di un materiale in grado di resistere all’aggressività delle acque clorate, come ad esempio il titanio. Il circuito idraulico deve essere dotato in ogni caso di filtri e prefiltri per proteggere l’impianto ed inoltre di un sistema di by-pass lato piscina per evitare il sovradimensionamento dello scambiatore.

Le principali caratteristiche fisiche dell’acqua di piscina da monitorare sono temperatura e torbidità, ovvero limpidezza e trasparenza.

  • Temperatura dell’acqua della piscina va mantenuta intorno a una media di 27° C. Quando la temperatura è troppo alta diminuisce l’efficacia del cloro e incrementa la velocità della crescita batterica, ma alte temperature possono causare anche ipertermia influenzando il comfort del nuotatore e rendere torbida l’acqua. Un’alterazione della temperatura può non solo favorire l’evaporazione dell’acqua ma incide sul valore della durezza, pH, alcalinità e concentrazione di metalli pesanti.
  • La torbidità dell’acqua della piscina indica non solo la presenza antiestetica di detriti o solidi in sospensione ma anche alterazioni chimiche e microbiologiche che causano l’intorbidimento dell’acqua. Quando l’acqua diventa torbida si deve valutare la necessità di:
    • aumentare il tempo di filtrazione dell’acqua
    • potenziare l’impianto di filtrazione
    • regolare il pH dell’acqua
    • aumentare il disinfettante presente

Come riscaldare le piscine con le pompe di calore

Pompe di calore: facciamo chiarezza

Tuffarsi in una piscina in cui la temperatura dell’acqua è tutto l’anno sempre 28-30 gradi è una sensazione meravigliosa e impagabile. È possibile risolvere questa situazione in modo economico? Oggi sì, grazie alle pompe di calore, un sistema altamente ecologico per riscaldare le piscine.

Riescono a trasferire energia termica da una sorgente a temperatura più bassa (aria, acqua, suolo) ad un sistema a temperatura superiore, sommandola così all’energia elettrica prelevata dall’impianto elettrico preesistente. Si restituisce in questo modo energia termica all’acqua della piscina, creando un aumento conseguente di temperatura: per questo motivo quindi queste macchine vengono collegate sia all’impianto elettrico sia all’impianto idraulico della struttura che l’accoglie (ambiente domestico, piscina sportiva, sauna, ecc.).

Perchè scegliere una pompa di calore?

  1. Le pompe di calore sono la soluzione ideale per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare sulle bollette. La pompa di calore ha, infatti, un saldo energetico molto economico: in genere, l’energia termica resa da una pompa di calore vale quattro volte l’assorbimento elettrico della macchina stessa. In altre parole arrivano a produrre dalle 4 alle 6 volte più energia termica rispetto all’elettricità consumata, garantendo un livello di efficienza ancora senza pari nel mercato. Questo significa che l’80% dell’energia che viene immessa nella piscina è praticamente gratuita (deriva dal calore naturalmente presente nell’aria).
  2. Nel rispetto delle ultime tendenze e grazie alle ultime innovazioni nel settore, è stato possibile creare soluzioni con emissioni acustiche minime, rendendo le pompe di calore tra le migliori dal punto di vista ambientale.
  3. I costi per l’acquisto di una pompa di calore variano a seconda del modello e delle sue prestazioni. Il costo iniziale può sembrare meno economico di altre soluzioni sul mercato come i pannelli solari termici e le caldaie a gas ma più in realtà la loro efficienza permette di ammortizzare i costidecrescenti –  all’aumentare del loro utilizzo.

Dimensionamento del tempo di riscaldamento

Le piscine, siano esse collocate al chiuso o all’aperto, contengono ingenti masse d’acqua che devono essere mantenute a temperatura controllata che dipende dal tipo di attività che deve svolgersi in piscina e dal grado di comfort desiderato.

Nel riscaldamento delle piscine si distinguono due momenti diversi: messa a regime e mantenimento. La messa a regime è l’innalzamento della temperatura dell’acqua dal valore dell’acquedotto al valore di utilizzo. Questa operazione avviene in fase di primo avviamento della piscina e successivamente ogni qual volta occorre svuotare la vasca per le normali operazioni di igiene e manutenzione. Il tempo in cui può essere realizzata la messa a regime varia da 24h fino a 96h.

Non bisogna infine dimenticare l’interposizione tra la pompa di calore ed il bacino con uno scambiatore di calore a piastre di un materiale in grado di resistere all’aggressività delle acque clorate, come ad esempio il titanio. Il circuito idraulico deve essere dotato in ogni caso di filtri e prefiltri per proteggere l’impianto ed inoltre di un sistema di by-pass lato piscina per evitare il sovradimensionamento dello scambiatore.

Il grafico mostra le diverse temperature dell’acqua a seconda della tipologia di piscina coinvolta.

Il fabbisogno termico per riscaldare una piscina

I grafici seguenti riportano dei valori di fabbisogno termico rispettivamente per piscine sportive e per uso residenziale, evidenziando come le dispersioni variano al variare della temperatura dell’aria.

Soprattutto negli impianti di tipo sportivo diviene ancora più ingente il risparmio conseguibile con impianti di riscaldamento in pompa di calore. Già l’allegato D del DPR 412/93 indicava le pompe di calore come tecnologie di utilizzo di fonti rinnovabili o assimilate elettivamente indicate per la produzione di energia in edifici ed impianti adibiti ad attività sportive e nello specifico per:

  • Deumidificazione aria ambiente in piscine coperte e riscaldate;
  • Riscaldamento aria ambiente in piscine coperte;
  • Riscaldamento dell’acqua delle vasche;
  • Riscaldamento dell’acqua calda per docce e spogliatoi.

Coperture per le piscine esterne: tutto sulla norma UNI EN 11718

Coperture piscine: facciamo chiarezza

Le coperture invernali sono fortemente raccomandate, durante l’inverno, per mettere a riposo le piscine esterne dopo essere state sfruttate durante i mesi caldi. Questo settore viene regolato dalla norma UNI EN 11718 “Coperture per piscine: Strutture rigide, semirigide e morbide per il settore pubblico e privato – Requisiti e metodi di prova” pubblicata il 21 giugno 2018 che ha sostituito la precedente norma francese del 2003 AFNOR NF P 90-308.

La norma non può però essere applicata ad alcune tipologie di coperture:

  1. Tensostrutture
  2. Coperture pressostatiche
  3. Strutture estensibili
  4. Palline galleggianti
  5. Coperture liquide per piscine
  6. Fondi mobili

Una copertura per piscina può essere anche di sicurezza oltre che funzionale? Come sono fatte queste coperture? La necessità di proporre le coperture di sicurezza nasce dal rischio di incidenti pericolosi che possono avvenire in piscina. In particolare i casi di annegamento, causati proprio dal telo di copertura che si chiude a sacco sulla vittima, sono piuttosto frequenti.

Si tratta di informazioni molto utili per capire se la copertura di cui disponi o che intendi acquistare risponde effettivamente alle tue esigenze di sicurezza o risparmio energetico. Precisiamo comunque che l’UNI 11718 non è una legge e non costituisce nessun obbligo per i produttori, almeno al momento.

L’UNI 11718 chiarisce che le coperture per piscina possono essere realizzate secondo tre modalità:

  • Coperture rigide: quelle che non subiscono cambiamenti di forma rilevanti sotto l’azione di un carico;
  • Coperture semirigide: rinforzate da elementi rigidi che sotto l’azione di un carico subiscono una deformazione parziale;
  • Coperture flessibili: subiscono una deformazione in funzione della forma e della massa applicata dal peso.

Ogni copertura inoltre, indipendentemente dalle tre tipologie a cui appartiene, deve soddisfare requisiti di risparmio energetico, protezione della superficie e sicurezza.

La normativa classifica le coperture per piscine, ne definisce i requisiti prestazionali ed i relativi metodi di prova. Le coperture vengono classificate in base a tre caratteristiche essenziali a cui viene assegnato un punteggio che va da 0 (nullo) fino a 3 (massimo):

  1. Risparmio energetico
  2. Protezione dell’impianto nei periodi di non utilizzo
  3. Sicurezza

1. Risparmio energetico

Si tratta di un telo che permette di ottenere un risparmio energetico definito copertura isotermica, ossia un rivestimento che consente di mantenere la temperatura dell’acqua in vasca, limitandone l’evaporazione e la dispersione termica. Vengono in questo caso analizzati l’impermeabilità al vapore acqueo o il grado di conducibilità termica.

2. Protezione della superficie

Le coperture  sono anche classificate in base alla percentuale di superficie che riescono a coprire, nelle seguenti classi:

  • Protezione nulla: una copertura dello specchio d’acqua minore del 95%;
  • Protezione minima: i teli che coprono una superficie uguale al 95% dello specchio d’acqua;
  • Protezione media: ne fanno parte tutte quelle coperture che coprono una superficie di dimensioni maggiori rispetto allo specchio d’acqua, ma che presentano fori o materiale drenante che non garantisce l’impermeabilità;
  • Protezione massima: indica i teli che sono impermeabili all’acqua piovana e agli agenti atmosferici che riducono l’ingresso di aria e luce in vasca.  generalmente, le coperture invernali hanno queste caratteristiche.

3. Sicurezza

Infine perché un telo possa essere definito copertura di sicurezza deve:

  1. Supporta per 20 minuti un peso di: 20 (S1), 30 (S2) o 40 (S3) chili;
  2. Supporta l’attraversamento di una persona senza subire strappi o rotture dei fissaggi con un peso di 25 (S1), 80 (S2) o 100 (S3) chili;
  3. Ha una resistenza all’impatto con la copertura da un’altezza di 50 cm per un peso di 25 (S1), 50 (S2) o 70 (S3) chili;
  4. Ha superato la prova di intrappolamento di una persona;
  5. Dev’essere opportunamente vincolato in modo da impedirne una transazione laterale.

Da tenere bene in mente che un telo di classe S0 è privo di qualsiasi requisito elencato in tabella, ossia non è una copertura di sicurezza. Inoltre una copertura di sicurezza non sostituisce la sorveglianza e il controllo di bambini e bagnanti da parte di un adulto che deve essere sempre presente durante l’utilizzo della piscina.

Piscine private: come la norma regola un settore che non teme la crisi

Alcuni dati sull’utilizzo delle piscine private in Italia

L’Italia si colloca tra i primi paesi europei per numero di piscine private tanto da far aumentare il numero di richieste rispetto agli anni precedenti. Segnale positivo giunge anche dalla recente Fiera ForumClub-ForumPiscine di Bologna che indica un incremento di presenze del +10% rispetto al 2017 (circa 7500 ingressi).  Secondo un’indagine dellAssociazione Italiana Costruttori Piscine, il rapporto in Italia è di una piscina ogni 850 abitanti. Lo studio evidenzia inoltre che una famiglia italiana su 10 vive in un’abitazione predisposta, in termini di spazio, per la sua costruzione.

Numeri interessanti ma ancora inferiori rispetto ai Paesi europei come Spagna e Francia che contano, rispettivamente, una piscina ogni 116 e ogni 105. Se ci spostiamo invece oltre oceano, in Florida il 39% della abitazioni è dotata di una piscina privata, con un un picco del 66% nei pressi di Coral Springs.

Sul fronte delle piscine private, le tendenze degli italiani hanno subìto una trasformazione, complici le criticità economiche che hanno interessato gli ultimi anni. Se, prima, gli italiani preferivano ricorrere ad opere di ristrutturazione di piscine datate già esistenti, oggi il trend in materia di piscine private mostra un netto miglioramento. Nell’ultimo biennio, infatti, i segnali relativi alla ripresa del settore sono stati piuttosto chiari:  i numeri forniti dai maggiori produttori italiani di piscine hanno evidenziato una notevole crescita delle richieste nel 2016, anno in cui le piscine costruite in casa hanno raggiunto quota 10.000 unità, con la Lombardia che vanta la concentrazione maggiore di piscine residenziali ed il più elevato investimento economico.

Si tratta di un mercato importante per l’economia italiana, bisogna considerare che questo tipo di installazione ha il potenziale di accrescere il valore di una costruzione fino al +10%, dando vita ad una possibile crescita anche del mercato immobiliare. Tra le ragioni di questa ripresa vi è un’attenzione particolare degli italiani verso il wellness in casa e in questo scenario, le stime dei produttori fanno ben sperare, con previsioni di ulteriori crescite nei prossimi anni.

In effetti, si tratta di un settore caratterizzato da un potenziale notevole, specialmente in Italia dove godiamo di un clima temperato ideale per dotarsi di una piscina.

 

Normative piscine private in Italia

Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 sono stati completati i lavori di revisione di norme tecniche legate al settore delle piscine private, già presenti nel panorama extra legislativo europeo; in dettaglio, le norme che sono state oggetto di revisione e di pubblicazione che le ha fatte entrare in vigore il 14 ottobre 2015 (per cui al suffisso EN è stato anteposto il suffisso UNI) sono le seguenti:

  1. UNI EN 16582-1:2015 – Piscine domestiche – Parte 1: Requisiti generali inclusi i metodi di sicurezza e di prova. La norma specifica i requisiti generali di sicurezza e di qualità e i metodi di prova per le piscine domestiche. Tali requisiti e metodi di prova sono applicabili alle strutture di piscine interrate, fuori terra o incassate, inclusa la loro installazione e i mezzi di accesso.
  2. UNI EN 16582-2:2015 – Piscine domestiche – Parte 2: Requisiti specifici inclusi i metodi di sicurezza e di prova per piscine interrate. La norma definisce i requisiti specifici di sicurezza e di qualità e i metodi di prova per le piscine domestiche parzialmente o completamente interrate in aggiunta ai requisiti generali definiti nella UNI EN 16582-1 e deve essere letta congiuntamente ad essa.
  3. UNI EN 16582-3:2015 – Piscine domestiche – Parte 3: Requisiti specifici inclusi i metodi di sicurezza e di prova per piscine fuori terra. La norma definisce i requisiti specifici di sicurezza e di qualità e i metodi di prova per le piscine domestiche fuori terra in aggiunta ai requisiti generali definiti nella UNI EN 16582-1 e deve essere letta congiuntamente ad essa.
  4. EN 16713-1 – Domestic swimming pools – Water systems – Part 1: Filtration systems – Requirements and test methods.
  5. EN 16713-2 – Domestic swimming pools – Water systems – Part 2: Circulation systems – Requirements and test methods.
  6. EN 16713-3 – Domestic swimming pools – Water systems – Part 3: Treatment – Requirements.

La normativa UNI 16713 ha definito precisamente le caratteristiche degli impianti piscina a seconda della destinazione d’uso. All’interno della normativa, è possibile consultare una tabella ove sono indicate le regole generali da seguire in relazione alla classificazione delle piscine.

È da tenere in considerazione che in Italia ogni Regione ha emanato un regolamento locale che recepisce la normativa in modo personalizzato; per avere la certezza delle regole, oltre alla normativa UNI 10637 del 2016, è necessario consultare il sito della Regione ove deve essere realizzata la piscina.

Scivoli acquatici: normativa tecnica

Requisiti tecnici degli scivoli acquatici

Gli scivoli acquatici negli ultimi anni si sono diffusi ovunque per la felicità di tutti, grandi e bambini. Tuttavia, l’uso di tali apparecchiature può essere causa di infortuni, anche gravi, prevenibili grazie ad un uso corretto e ad adeguati controlli. Le norme UNI EN 1069-1-2:2010 aggiornano le precedenti norme del 2002 riguardanti solo gli acquascivoli di altezza maggiore o uguale a 2 m, fornendo i requisiti generali di sicurezza per ogni tipo di acquascivolo installato in piscine di uso pubblico, come definito dalla norma UNI EN 15288, e i requisiti specifici per gli acquascivoli classificati. Per acquascivolo l’UNI intende una struttura dotata di una superficie di scivolamento inclinata sulla quale l’utilizzatore scende grazie alla forza di gravità.

Pur lasciando ampio spazio alla creatività per la costruzione dei più svariati modelli di acquascivoli, la norma ne identifica alcuni:

Scivoli destinati ai bambini:

  • Scivoli dritti inferiori a 1 m o tra 1 e 3 m;
  • Scivoli curvi inferiori a 3 m;
  • Scivoli elicoidali inferiori a 3 m.

Scivoli destinati agli adulti:

  • Scivoli roller-coaster con discese e salite;
  • Scivoli side-winder con oscillazioni trasversali su una sorta di vassoio invece di un canale;
  • Scivoli con soluzioni combinate.

La norma classifica gli acquascivoli sulla base della pendenza e dell’altezza. Gli scivoli per i bambini hanno una altezza che varia da meno di 1 m ai 3 m, con una inclinazione media ≤ 70%. Gli scivoli per gli adulti arrivano ad un massimo di 8 m sopra il livello dell’acqua, con una pendenza massima del 35%.

La messa a norma degli scivoli acquatici

Per la costruzione degli acquascivoli, se fino al 2002 era possibile utilizzare qualsiasi materiale, la nuova norma stabilisce i requisiti per l’utilizzo strutturale di acciai inossidabili, le indicazioni di pulizia superficiale degli stessi e il non impiego di sostanze che possono causare sensibilizzazione della pelle. Devono essere sempre garantite l’incolumità e la sicurezza dell’utilizzatore: angoli e bordi della struttura devono essere arrotondati

e privi di sporgenze appuntite. La superficie dello scivolo deve essere uniforme e priva di irregolarità per evitare ogni possibile lesione. Durante la progettazione degli acquascivoli devono essere inoltre considerati i carichi che dovrà sopportare la struttura installata, ovvero il carico proprio (il peso della struttura), il carico dell’acqua (il peso dell’acqua che scorre sullo scivolo), il carico della persona in scivolamento (il peso massimo ipotizzato per l’utilizzatore), il carico del vento o della neve (se la struttura è all’aperto).

Una volta installata, la struttura deve essere collaudata in modo da evitare il pericolo di urti, cadute, ustioni o intrappolamento di braccia o gambe. L’acquascivolo “a norma” deve superare una prova pratica che consiste nel far scivolare per dieci volte una borsa piena d’acqua di tessuto plastificato. Per considerare superata la prova la borsa dovrà essere integra in tutte le sue parti alla fine dei dieci lanci.

Per poter essere sempre riconosciuto, lo scivolo “a norma” è marcato in modo chiaro ed indelebile con i riferimenti del fabbricante, fornitore e installatore, l’anno d’installazione e il numero della norma. Nelle norme sono infine definite le tipologie della cartellonistica indicante i segnali di pericolo e le avvertenze per i visitatori.

Piscine in sicurezza

Requisiti operativi di sicurezza nelle piscine

La piscina è da sempre considerata sinonimo di benessere e relax ma anche un spazio di alto rischio per la sicurezza delle persone e per questo motivo va attrezzata ed equipaggiata di elementi comuni che hanno la finalità di garantire un primo stadio di sicurezza e minimizzare i possibili rischi fisici o igienici derivati dal suo utilizzo.

Ad oggi manca una normativa specifica che impone degli obblighi con delle indicazioni chiare e certe dal punto di vista della messa in sicurezza delle piscine, quindi dobbiamo univocamente affidarci alla norma UNI EN 15288 che indica i requisiti operativi di sicurezza che però nella maggior parte dei casi sono soggettivi: spetta cioè solo al responsabile della piscina valutare quali requisiti operativi adottare per minimizzare i rischi in base al grado di pericolosità di ogni singola struttura.

Qualsiasi piscina pubblica, ad uso collettivo o condominiale, per essere gestita al meglio deve rispettare i seguenti requisiti operativi di sicurezza:

  • Recinzione perimetrale e accessi controllati
  • Sorveglianza durante gli orari di apertura
  • Passaggio obbligato, doccia, e vaschetta lavapiedi con soluzione antimicotica
  • Pavimentazione del bordo vasca antisdrucciolo (DIN 51097)
  • Cartelli con regolamento di uso, orari di apertura della piscina, avviso di sorveglianza e profondità della vasca (UNI EN 15288-2)
  • Salvagente con cima di lancio
  • Materiale di medicazione dedicato per le piscine (DM n. 388/2003)
  • Tutti i componenti sommersi in acqua come la scaletta d’ingresso, le griglie di sfioro, lo skimmer, le bocchette e le aspirazioni devono essere certificati (UNI EN 13451)
  • Impianti di filtrazione a norma UNI EN 10637
  • Centralina di dosaggio automatico di Cloro e Ph
  • Autocontrollo, HACCP piscine e programmi di pulizia e sanificazione stabiliti
  • Registro dei parametri dell’acqua e analisi di laboratorio (prospetto 2 UNI EN 10637)

Anche la recinzione per evitare le cadute accidentali è un requisito necessario per la messa in sicurezza delle piscine. Inoltre, al di là che la profondità delle piscine è importante che questa venga segnalata a bordo vasca con i cartelli di avviso sia per chi non sa nuotare e per chi vuole tuffarsi.

L’aspirazione diretta in vasca è consentita, solo quando ci sono le condizioni di sicurezza stabilite dalla UNI 13451. Da ultimi il controllo e l’ispezione visiva dell’integrità di griglie e flange presenti in vasca e il controllo e la verifica dell’idoneità dell’impianto elettrico a norma (CEI 64-8).

 

Piscine: facciamo chiarezza

La classificazione delle piscine

Si definisce piscina un complesso attrezzato per la balneazione che comporti la presenza di uno o più bacini artificiali utilizzati per attività ricreative, formative, sportive e terapeutiche esercitate nell’acqua contenuta nei bacini stessi. Nonostante le piscine esistano da diverso tempo però solo il 16 gennaio 2003 la Conferenza Stato Regioni ha stabilito che ai fini igienico-sanitari le piscine devono essere classificate secondo criteri di destinazione, caratteristiche strutturali e ambientali, utilizzazione. Nel 2006 viene pubblicata la revisione della norma UNI 10637 a cui si ispirano quasi tutte le regioni che oggi hanno una legge specifica per le piscine. Al momento, non tutte le regioni italiane hanno fatto la legge sulle piscine, ma comunque la faranno.

> In base alla loro destinazione le piscine si distinguono in varie categorie:

  1. Piscine pubbliche Categoria A: si intendono le tipologie di piscine di proprietà pubblica o privata che sono aperte al pubblico, e che possono essere inserite nelle più svariate realtà: Categoria A1: piscine pubbliche di proprietà comunale, sono le classiche piscine comunali ludiche o agonistiche. Categoria A2: piscine di proprietà privata ad uso pubblico, sono le piscine inserite in strutture adibite ad altre attività come alberghi, campeggi, centri benessere ecc. Categoria A3: parchi acquatici di proprietà pubblica o privata destinati ad una utenza pubblica con piscine finalizzate al gioco acquatico.
  2. Piscine condominiali Categoria B: sono le piscine facenti parte di condomìni e destinate esclusivamente all’uso privato da parte degli aventi titolo e loro ospiti, la cui natura giuridica è definita dagli artt. 1117 e seguenti del Codice Civile;
  3. Piscine riabilitative Categoria C: piscine ad uso speciali collocate all’interno di strutture di cure e riabilitazione.
  4. Piscine private Categoria D: ad uso esclusivo di una singola unità immobiliare.

> In base alle caratteristiche strutturali e ambientali le piscine si distinguono in:

  1. Scoperte, ovvero costituite da complessi con uno o più bacini artificiali non confinati entro strutture chiuse permanenti;
  2. Coperte, costituite da complessi con uno o più bacini artificiali confinati entro strutture chiuse permanenti;
  3. Di tipo misto, se costituite da complessi con uno o più bacini artificiali scoperti e coperti utilizzabili anche contemporaneamente;
  4. Di tipo convertibile, costituite da bacini artificiali nei quali gli spazi destinati alle attività possono essere aperti o chiusi in relazione alle condizioni atmosferiche.

> In base alla loro utilizzazione, si suddividono in base allo scopo delle singole vasche: usate per fare il bagno o per nuotare, per relax, per usi termali o scopi agonistici.

  1. Per nuotatori e di addestramento al nuoto: aventi requisiti che consentono l’esercizio delle attività natatorie in conformità al genere ed al livello di prestazioni per le quali è destinata la piscina (vasche agonistiche);
  2. Per tuffi ed attività subacquee: hanno requisiti che consentono l’esercizio delle attività in conformità al genere ed al livello di prestazioni per le quali è destinata la piscina;
  3. Ricreative: aventi requisiti morfologici e funzionali che le rendono idonee per il gioco e la balneazione;
  4. Per bambini: queste detengono requisiti morfologici e funzionali, quali la profondità, 60 cm, che le rendono idonee per la balneazione dei bambini;
  5. Polifunzionali: aventi caratteristiche morfologiche e funzionali che consentono l’uso contemporaneo del bacino per attività differenti o che posseggono requisiti di convertibilità che le rendono idonee ad usi diversi;
  6. Ricreative attrezzate: caratterizzate dalla prevalenza di attrezzature accessorie quali acquascivoli, sistemi di formazione di onde, fondi mobili, ecc.;
  7. Per usi riabilitativi: possiedono requisiti morfologici e funzionali nonché dotazione di attrezzature specifiche per l’esercizio esclusivo di attività riabilitative e rieducative sotto il controllo sanitario specialistico;
  8. Per usi curativi e termali: nelle quali l’acqua viene utilizzata come mezzo terapeutico in relazione alle sue caratteristiche fisico-chimiche e/o alle modalità con cui viene in contatto dei bagnanti. L’esercizio delle attività di balneazione deve essere effettuato sotto il controllo sanitario specialistico.